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Pretty Vacant Zine (ROCK 'N' ROLL, PUNK, CINEMA, LIFESTYLE)

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Nietzsche: l'Arte, l'Apollineo e il Dionisiaco. 

Nietzsche: l'Arte, l'Apollineo e il Dionisiaco. 

Dopo aver frequentato il ginnasio di Pforta, Nietzsche, nato nel 1844, studiò filologia classica a Bonn e Lipsia, e a soli 24 anni si guadagnò la chiamata dell’Università di Basilea. 

Il suo distacco dalla filologia avvenne presto, e per una ragione ben precisa, ovvero il sospetto verso un’immagine dell’antichità falsata e poco fedele. Nella “Nascita della tragedia”, infatti, il grande filosofo tedesco reinterpreta la grecità e compie una decisa critica alla cultura moderna. 

I caratteri elogiati dal classicismo, da Hegel, da Winckelmann, sono frutto di un ideale mistificatorio, che vede anche il cristianesimo tra i responsabili. Ci si è accostati alla grecità avendo in cuore un’altra religione e ci si è voluto vedere ideali di santità, misericordia, spiritualità, laddove invece per Nietzsche c’era un’esistenza rigogliosa e trionfante che divinizzava ogni cosa, non importa se buona o malvagia. 

A dominare, nel mondo greco, era infatti “il vitale”, quell'impulso che esprimono più autenticamente i detti popolari che i testi dei filosofi. 
Ecco il significato della leggenda del Sileno, seguace di Dioniso che alla domanda del Re Mida su cosa fosse meglio rispose: “non essere mai nato. E la seconda cosa migliore è morire presto.” 
Come conciliare allora questa visione tragica con l’immagine solare del classico? Con la bellezza, con i culti orgiastici, con fenomeni di religiosità oscura e vitale? Il popolo greco per divenire così bello dovette prima di tutto soffrire, sostiene Nietzsche. Conobbe e sentì i terrori e le atrocità dell’esistenza, e li rese sopportabili grazie alla creazione poetica del mondo “artistico” degli dei dell’Olimpo. 
A questo punto Nietzsche “spiega” il mondo greco grazie a due impulsi estetici chiamati “apollineo” e “dionisiaco”. L’apollineo è la componente armoniosa, serena, luminosa che si manifesta nel sogno. Il dionisiaco è quella passionale, dolorosa, oscura che si esprime nell'ebbrezza. Nel teatro greco essi appaiono accoppiati e danno vita alla Tragedia attica. L’arte dorica, la rigida maestà, furono solo uno sforzo di predominio da parte dell’apollineo.  
Socrate (o meglio Euripide, il poeta del Socratismo estetico) è colui che sostituisce questa visione abissale e irrazionale del mondo con il razionalismo, il culto del sapere e della virtù. Platone, suo allievo, condanna il dramma e l’arte irrazionalistica nella Repubblica. L’amore iniziale di Nietzsche per Wagner, prima della delusione, è dovuto proprio al fatto che egli vedeva nel compositore colui che poteva ridare vita ad un’arte capace di rigenerare l’umanità. Il Wagner che piaceva a Nietzsche era quello che voleva contrastare a livello estetico la morale borghese e il cristianesimo, con il recupero del patrimonio mitico e un’opera d’arte totale che fosse parola, dramma e suono. 
Non è davvero Socrate l’obiettivo della polemica di Nietzsche, ma il mondo moderno, basato sull’arte della finzione, delle regole di convivenza civile basato su un sistema di metafore. E cos'è la metafora se non la capacità sociale di mentire in uno stile vincolante per tutti? Nietzsche non delegittima il linguaggio scientifico, ma mette in dubbio concetti come la verità e la realtà perché non c’è nulla che non abbia un’origine mitica. Solo che ci sono mentitori e mentitori autorizzati. Tra questi ultimi ci sono i poeti, ma solo a patto che essi servano il potere. Altrimenti saranno banditi. 
L’arte per Nietzsche è ciò che rende sopportabile l’esistenza, specie in seguito alla “Morte di Dio”, ovvero alla consapevolezza della mancanza di fondamento su cui si muovono la conoscenza e la vita. Questa è la base su cui nasce il “Così parlò Zarathustra”, la sua opera più celebre in cui si annuncia il superuomo (o oltre-uomo), l’eterno ritorno (con cui si mette in discussione la concezione cristiana di una temporalità lineare) e il “grande stile” (ovvero la capacità di dominare l’informe e il caos con leggerezza e semplicità). L’arte ha il merito di esibire l’esistenza nella sua gioiosa innocenza. E non manca neanche l’ironia al filosofo tedesco, quando parodiando ogni insegnamento, ci dice “Cosa ti disse Zarathustra? Che i poeti mentono troppo? Ma anche Zarathustra….E’ un poeta!”.

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